
Era il 1944 quando nel lager di Sandbostel alcuni prigionieri militari italiani diedero vita a una radio ricevente ad onde medie: la “Caterina”. È Giovannino Guareschi a renderla celebre nel suo “Diario Clandestino” e in una serie di altre pubblicazioni (ad esempio sul numero 11 di “Oggi” del 1946). Lo scrittore di “Don Camillo e Peppone” descrive nel dettaglio il modo in cui la radio fu costruita e il suo funzionamento durante la permanenza nel lager.
La Caterina (chiamata così probabilmente in onore della fidanzata di un prigioniero) era uno specchio sul mondo che continuava ad andare avanti oltre il filo spinato. Costruita con materiali di fortuna, riceveva segnali dai microfoni di Londra, Berlino e Bari, permettendo agli internati di conoscere l’andamento della guerra in anticipo rispetto ai loro carnefici.
Ebbero un ruolo cruciale nella creazione della radio Caterina:
- il s. ten. Oliviero, con la sua straordinaria competenza radiotecnica, è la mente che ha permesso la realizzazione della radio, oltre che a fungere da antenna umana e autoregolatore di reazione.
- il ten. Carlo Martignago, che con la sua abilità di ingegnere idraulico, era capace di trovare e costruire quasi qualsiasi cosa dal nulla.
- il ten. Tarini, il cap. Angiolillo, il ten. Talotti lavorarono con determinazione e audacia alla costruzione di tutti i componenti.
Come venne costruita la radio Caterina?
Inutile dirlo: il lager non era un posto in cui abbondavano i materiali per costruire da zero una radio. L’impresa della radio Caterina richiese una buona dose di audacia e inventiva. Ecco i principali pezzi da cui era costituita, così come descritti dallo stesso Guareschi:
Valvola 1Q5: era l’unico componente che non era stato costruito nel campo e veniva nascosta nel fondo di una borraccia.
Leva di manovra del condensatore variabile: non era altro che latta sagomata, verniciata con del catrame.
Chiodi per la presa di antenna, terra e pile: i chiodi erano comunissimi chiodi, da cui partiva un filo di rame saldato a un pezzo di stagnola.
Condensatori fissi: erano ottenuti da stagnola e cartine di sigarette.
Resistenza fissa: venne ricavata trattando la carta che avvolgeva i cubetti di margarina della razione con grafite di matita.
Bobine, antenna, sintonia, variometro: erano principalmente costituiti da un portasapone da barba, filo isolato, cartone avvolto a cilindro e cera di candele. Il filo isolato fu particolarmente difficile da reperire: quello ricavato dalle manolux (lampadina elettrica) e dai compagni di prigionia era insufficiente, così il ten. Martignago si operò per trovare una soluzione. Osservò che ogni tanto il sergente della Gestapo addetto ai pacchi lasciava la sua bicicletta appoggiata al muro della baracca per qualche ora, lasciando a Martignago una rischiosa finestra di tempo per svitare la dinamo del fanale, estrarre il materiale necessario e rimontarla come se nulla fosse. Da qui fu coniata l’espressione “filo del crucco”.
Batteria anodica: era stata ingegnosamente costruita con un astuccio rotto di una vecchia pila, venti monete da due soldi raccolte tra i seimila ufficiali internati, venti dischi di zinco ricavate dal rivestimento dei lavatoi, venti dischi di panno ritagliati dalla coperta di Talotti, acido acetico ottenuto da occasionali barattoli di sottaceti e altro materiale.
Cuffia: era formata da un barattolo, un disco di cartone, i magnetini del crucco (sottratti alla famosa dinamo del sergente) e filo isolato.
Radio Caterina in azione
L’ultimo pezzo, fondamentale per la ricezione delle trasmissioni, era l’antenna. Non tutti sanno che il corpo umano è un ottimo materiale conduttore, se non ideale, almeno adattato per captare le onde radio e trasmetterle ai circuiti che le traducono in segnali sonori.
Il ten. Olivero rivestì egregiamente il ruolo di antenna umana. Issato sul telaio di un vecchio letto a castello conservato nel magazzino del lager (amministrato dal ten. Talotti), teneva tra i denti il pezzo di stagnola con cui terminava il filo collegato ai chiodi per la presa dell’antenna. Con una gamba penzoloni che si alzava e si abbassava secondo le esigenze, variava la capacità dell’antenna e regolava la reazione.
La sera del 4 novembre 1944, la Caterina trasmise per la prima volta radio Londra. A volte, riferiva anche messaggi di fantasia, nati dalla mente dei suoi creatori, ma che avevano lo scopo vitale di infondere coraggio e speranza agli internati del campo.
La Gestapo le diede una caccia spietata, ma non la trovò mai. Altre radio clandestine vennero requisite e i proprietari puniti severamente, ma la Caterina sfuggì sempre alle retate e alle perquisizioni. Veniva montata e smontata ogni volta, i pezzi nascosti in una gavetta, sul fondo di una borraccia… e protetta da una catena di sentinelle, che avvertiva il ten. Olivero e i compagni dell’imminente comparsa dei tedeschi.
Nella buia e fredda notte di Sandbostel, la voce di Caterina illuminava e riscaldava gli animi dei prigionieri, aiutandoli a restare in contatto con un mondo che sembrava perso per sempre.
Articoli Correlati